Diabasis
Il paese diviso. Dal regionalismo di Luigi Sturzo agli anni della lega
editore: Diabasis
Il mestiere di capo. Essere manager, diventare leader
di Benedino Calzolari
editore: Diabasis
pagine: 144
Un vademecum per il "nuovo" capo e per tutti coloro che devono raggiungere obiettivi nella vita professionale. Muovendo da una efficace analisi degli aspetti tecnici, psicologici e organizzativi che sovrintendono il comando e il coordinamento di altre persone, questo manuale fornisce le indicazioni necessarie per svolgere il mestiere di leader senza perdere di vista il fattore umano. Con esposizione semplice e discorsiva il libro affronta i diversi aspetti del "mestiere": programmare e poi coordinare il lavoro delle organizzazioni complesse e di un gruppo ristretto; analisi e elaborazione di un piano finanziario; lavorare con le risorse che si hanno e con quelle che... non si hanno; decidere e applicare la decisione; come si diventa leader; come si scelgono e come si valutano i collaboratori.
Pianure migranti. Un'inchiesta geostorica tra l'Emilia e l'Argentina
di Antonio Canovi
editore: Diabasis
Il dolce avvenire. Esercizi di immaginazione radicale del presente
editore: Diabasis
Il cardinale Domenico Toschi. Da Castellarano a Roma. 1535-1620
editore: Diabasis
La rivoluzione
di Gustav Landauer
editore: Diabasis
pagine: 147
Ne "La rivoluzione" (1907) Landauer ricostruisce un processo che attraversa i tempi moderni, aperto a esiti imprevedibili. In esso è sempre attiva la forza dell'utopia, ma i termini "utopia" e "rivoluzione" non si corrispondono pienamente. Se la prima rimanda al ruolo attivo dell'impossibile nel determinare realtà nuove in ogni tempo, la rivoluzione in senso proprio appartiene solo all'epoca moderna dell'individualismo. E di questo mantiene l'ambivalenza. Essa si serve di strumenti politici e quindi non è in grado, come tale, di risolvere la questione sociale. Può conseguire risultati duraturi e non essere esposta a involuzioni oppressive a condizione che abbia luogo parallelamente, nella vita sociale, una "rigenerazione",ovvero la ricostituzione di una comunità spirituale in cui si conservi il ricordo di precedenti comunità. L'appendice di questo volume contiene un discorso tenuto nel 1919 da Martin Buber, discepolo di Landauer, per commemorare l'amico trucidato a Monaco dai "corpi franchi" dopo la breve esperienza della Repubblica dei Consigli.
Per il bene comune. Dallo stato del benessere alla società del benessere
di Bruno Amoroso
editore: Diabasis
pagine: 153
Una rilettura critica delle esperienze di welfare europeo e dei contributi teorici che hanno posto le basi per la loro trasformazione dallo Stato del benessere alla Società del benessere. Questi processi e elaborazioni vengono approfonditi alla luce della nuova fase dello sviluppo capitalistico imposto con la globalizzazione, con il suo tentativo di imporre una decrescita infelice, e dell'insorgenza di comunità e movimenti sociali che hanno rielaborato il progetto di welfare in direzione del Bene comune e dell'idea alternativa della Mondialità. Riflessione teorica e progetto politico si fondono in un testo scritto per chi vuole capire per agire.
Terrorismo umanitario. Dalla guerra del Golfo alla strage di Gaza
di Danilo Zolo
editore: Diabasis
pagine: 205
Il volume raccoglie una serie di saggi sul tema delle guerre di aggressione scatenate nell'ultimo ventennio dalle potenze occidentali in violazione del diritto internazionale. Le guerre "umanitarie" - dai Balcani all'Iraq, all'Afghanistan - sono state presentate come lo strumento principe della tutela dei diritti dell'uomo e dell'espansione della libertà e della democrazia. Si è trattato in realtà di conflitti fortemente asimmetrici, nei quali gli strumenti di distruzione di massa sono stati usati per fare strage di civili inermi, per diffondere il terrore, per distruggere le strutture civili e industriali di intere città e di interi paesi. Il fatto che in Occidente ci sia ancora chi continua a definire queste guerre "umanitarie" e persino "democratiche" - sostiene Zolo - chiarisce molto bene perché il global terrorism si sia diffuso in tutto il mondo sino a diventare la sola risposta tragica, impotente e nichilista - dei popoli oppressi. Sul piano teorico Zolo elabora una nozione di "terrorismo internazionale" profondamente diversa rispetto alle formule varate dagli Stati Uniti e accolte dalla maggioranza dei paesi europei e dei loro giuristi accademici.