La scuola di Pitagora
Memorie di famiglia
di M. Letizia Corsaro
editore: La scuola di Pitagora
pagine: 290
Caterina, Anna, Concettina raccontano non solo storie dell'infanzia ed adolescenza di un uomo molto amato, Luigi, ma anche l'intreccio della storia della loro famiglia con le vicende della nascente Italia. Una grande famiglia: uomini e donne che della coerenza coi propri profondi valori, della passione civile e politica, del sogno creativo che plasma la realtà, del dono generoso dei propri talenti ed energie hanno fatto l'essenza della propria vita. Voci di donne, echi di un passato tanto lontano quanto vivo nel cuore e nel ricordo di chi quelle memorie ha ascoltato sin dall'infanzia ed amato per tutta la vita.
La virtù dell'altruismo
di Di Iasio Domenico
editore: La scuola di Pitagora
pagine: 164
Con il liberismo si è diffusa l'idea che l'agire economico motivato dall'egoismo sia socialmente benefico
Tradire la propria lingua. Intervista con Philippe D. Dracodaïdis
di Emil M. Cioran
editore: La scuola di Pitagora
pagine: 36
"Come si può essere pazzi o poeti nella lingua di Cartesio?", si chiedeva Cioran nel 1956. Quasi trent'anni dopo, intervistato all'Istituto Francese di Atene, egli racconta come il passaggio dalla sregolatezza del romeno alla nitida geometria del francese, sia stato per lui salutare sul piano dello stile, senza tuttavia intaccare la profondità e la sostanza del proprio pensiero. Il dialogo con questo "Giobbe temperato alla scuola dei moralisti" tocca una gamma assai varia di temi: dal riso all'odio di sé, da Caadaev a Weininger, dal culto di Pascal alla fascinazione per il taoismo, offrendoci una preziosa testimonianza, di carattere biografico e meditativo, di una delle figure più affascinanti e controverse del Novecento europeo.
Vivere contro l'evidenza. Intervista con Christian Bussy
editore: La scuola di Pitagora
pagine: 40
Vedere le cose così come sono, nella loro intrinseca vacuità, rende la vita quasi intollerabile, osserva Cioran. Eppure, è proprio quando l'evidenza sembra cospirare contro la vita che la vita, sfuggendo alla mera necessità biologica, assurge a fenomeno straordinario, esercitando tutto il suo irresistibile fascino. Il semplice respirare diventa allora un atto eroico, ed ogni istante si trasforma in un miracolo. Nel 1973, infrangendo la sua naturale ritrosia, Cioran si concede per la prima volta alle telecamere. E così, rievocando la vita incerta da eterno studente nel Quartiere Latino, Cioran parla della scrittura come frutto della "miseria interiore", del sentimento dell'Irreparabile in Pascal e Baudelaire, degli eroi nichilistici di Dostoevskij, della passione intramontabile per Bach, dell'importanza dell'amicizia, del problema del male, del suicidio come idea salutare, suggerendo, infine, come si possa sopportare la vita nonostante l'evidenza che sarebbe stato meglio non essere nati.
La grande dittatura nell'era dell'economicismo totalitario
di Polichetti Antonio
editore: La scuola di Pitagora
pagine: 172
Una tempesta perfetta si sta abbattendo sulle principali democrazie occidentali, le cui società si trovano in balia di crisi e
La costituzione violata
di Ferrara Gianni
editore: La scuola di Pitagora
pagine: 44
Gianni Ferrara, costituzionalista dagli anni del Dopoguerra, ripercorre i caratteri salienti delle Costituzioni moderne, mostr
Descartes filosofo e scienziato
editore: La scuola di Pitagora
pagine: 192
La rinnovata attenzione con cui l'ermeneutica contemporanea ha intessuto un dialogo costante e proficuo con Descartes filosofo e scienziato, sottraendo il filosofo francese ad ogni tentativo di enfatizzare l'uno o l'altro dei poli fondamentali di riferimento, va rintracciata nello stesso intricato ramificarsi del progetto cartesiano, volto a dimostrare che la tesi interazionista non rappresenta affatto la pietra d'inciampo che mina alle radici la compattezza e la robustezza del metodo scientifico. Essa è peraltro contraddetta dagli stessi testi cartesiani, rimettendo così in discussione la percezione corretta che Descartes medesimo aveva della tensione bipolare del dualismo.
Il materialismo romantico di Leopardi
di Mario Andrea Rigoni
editore: La scuola di Pitagora
pagine: 102
La critica intelligente o almeno onesta dovrebbe preoccuparsi di restituire fedelmente l'immagine di un autore o di un'opera a
Il paesaggio come bene comune
di Salvatore Settis
editore: La scuola di Pitagora
pagine: 24
Riconoscere la priorità del bene comune vuol dire subordinare ad esso ogni interesse del singolo, quando col bene comune sia in contrasto. Su questa visione si imperniò il grande (e ancora irrealizzato) progetto della Costituzione del 1948 per un'Italia giusta, libera e democratica. Quel progetto si esprime al meglio nell'art. 9 della Costituzione, secondo cui "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". Il paesaggio è lo specchio più fedele della società che lo produce, che se ne alimenta, che può trarne forza, ma può anche distruggerlo, annientando sé stessa in uno spasimo suicida. Perciò il paesaggio è un banco di prova.
Presupporre e interpretare. Heidegger, il problema dei presupposti e la storicità del sapere scientifico
di Crupi Vincenzo
editore: La scuola di Pitagora
pagine: 240
Le possibili implicazioni relativistiche e irrazionalistiche di una teoria heideggeriana dei presupposti - così come con rigor
Giovanni Palatucci un giusto e un martire cristiano
editore: La scuola di Pitagora
pagine: 800
"Nel mare magnum della Shoàh - espressione radicale e immedicabile, lato sinistro e notturno del 'secolo degli orrori', con la sua indiscernibilità e misteriosità imperscrutabili - il giovane questore reggente di Fiume ancora italiana, dottor Giovanni Palatucci, dopo aver sistematicamente e ininterrottamente soccorso perseguitati di ogni genere, in primis ebrei, per almeno sette anni, dalla promulgazione delle nefande leggi razziali del 1938 fino al suo arresto il 13 settembre 1944, sottraendone almeno 5000 ai rastrellamenti dei nazisti, com'è comprovato da testimonianze univoche e incontrovertibili, il 10 febbraio 1945 veniva falcidiato nel lager di Dachau, ove era stato ristretto circa tre mesi prima, da un'infezione di tifo petecchiale, o direttamente ucciso con una iniezione letale, come testimonia Giuseppe Gregorio Gregori, compagno di baracca di Giovanni nei suoi ultimi cento giorni di vita".