Vita e pensiero: Università/Filosofia/Filosofia morale
Le ragioni dell'etica
Natura del bene e problema fondativo
di Francesco Botturi
editore: Vita e pensiero
pagine: 224
Il dibattito contemporaneo raramente affronta la questione della natura dell'etica e tanto meno ne coglie la problematicità fo
Etica e umanità
di Charles Taylor
editore: Vita e pensiero
pagine: 368
La riflessione etica è davvero separabile da un'indagine sulla natura dell'uomo, come ritiene gran parte della filosofia moral
Libertà, giustizia e bene in una società plurale
editore: Vita e pensiero
pagine: 530
Il tema del rapporto tra libertà, giustizia e bene in una società che ha da esibire, come suo ultimo risultato, il capitalismo globale e multiculturale, si è imposto anche in Italia da circa un decennio. Tramontato l’interesse per il neo-marxismo, assai vivo nella seconda metà del Novecento, è cominciata anche nella nostra letteratura la ‘conversione’ al dibattito già in corso, da almeno un trentennio, nel mondo anglosassone. Cosa aggiungere a questa letteratura divenuta ricca di titoli? Ben poco, si dirà. Non poco, invece, bisognerebbe dire, poiché essa è ancora fondamentalmente prigioniera di una alternativa che, nonostante gli ultimi e variegati sviluppi, potremmo rappresentare ricorrendo alla polemica tra ‘neocomunitari’ e ‘neoliberali’. Rispetto a tale disputa, comandata nascostamente dalla tradizione solipsistica della modernità, è ormai necessario andare oltre. Ma progresso teorico si può cominciare a intravedere solo se si mette in questione il presupposto che accomuna i contendenti: ossia l’impossibilità di parlare del bene comune in modo sostantivo. Da un lato i comunitaristi tendono a rifugiarsi nella ‘concretezza’ dell’ethos condiviso, incapace, però, di totalizzazione trascendentale; dall’altro i neoliberali rimandano alla ‘universalità’ della ragione astratta, ma incapace di determinazione trascendentale. Il risultato molto somiglia a una professione generale di unilateralità, solo a parole negata. Un’altra via è teoricamente possibile, ed è quella variamente perseguita dai saggi presenti in questo libro: la via che guarda al bene, prima che alla giustizia (pure di somma importanza), e poi al bene comune, trascendentalmente determinato in modo sostantivo. Senza affatto dimenticare la fragilità dell’impresa. Che non è la fragilità del bene, ma la nostra fragilità quanto al bene.
L' esperienza della parola
Testo, moralità e scrittura
di Silvano Petrosino
editore: Vita e pensiero
pagine: 324
Intento del presente volume è contribuire alla comprensione della natura del rapporto che il soggetto umano intrattiene con la parola. Il libro si muove attorno a due interrogativi fondamentali: innanzitutto, qual è, se ve ne è uno, lo specifico dell’esperienza umana della parola? Tale questione si è imposta a partire dalla constatazione che il linguaggio è un fenomeno che non coinvolge solo l’uomo, che non riguarda solo il soggetto umano, ma interessa, ad esempio, anche il mondo animale e ampi settori del mondo tecnologico. Il secondo interrogativo al centro di queste pagine è il seguente: qual è il luogo dell’esperienza della parola? Tale questione si è imposta a partire dalla constatazione della finitezza del soggetto, in forza della quale il suo rapporto a «la parola» sembra essere possibile sempre e soltanto all’interno della mediazione/incarnazione de «le parole»; come se l’accesso stesso alla parola, ciò che si è soliti definire «l’essere gettato nella parola», implicasse sempre il passaggio e la ‘deviazione’ attraverso le parole, il mondo delle parole e le parole del mondo, e quindi attraverso l’impegno e il lavoro del testo.
A tali interrogativi il volume risponde sviluppando una riflessione che, sulla base di alcune importanti distinzioni, come quelle tra «essere loquens» ed «essere eloquens», tra «reagire» e «rispondere», tra «trasferimento di informazioni» e «comunicazione», tra «scrivente» e «scrittore», giunge a identificare un rapporto di essenza tra l’ordine dell’esperienza e quello della parola, e quindi tra l’atto di parola e l’atto morale.
Introduzione all'etica
editore: Vita e pensiero
pagine: 384
L’etica occupa finalmente i pensieri di molti. Ma non bisogna troppo gioirne. Solitamente, si parla molto della salute, quando non si sta bene. E noi, abitanti delle società tecnologicamente avanzate, non stiamo proprio bene. Abbiamo bisogno, appunto, di etica. L’etica è, in effetti, una sorta di dottrina della salute dell’esistenza umana nella sua interezza, ma anche una indicazione di quel che è opportuno fare per riacquistare la salute, se per avventura la si fosse persa. Perciò questa Introduzione all’etica vorrebbe essere anche una introduzione etica. Vorrebbe, cioè, orientare al senso della vita piena, attraverso la ricostruzione dei nodi fondamentali del dibattito morale della tradizione occidentale, a partire da una solida radicazione nel presente e con una proposta teorica mirata.
La novità del libro non sta solo nel tentativo di coniugare teoria, prassi e storia, ma anche nel trattare e i temi dell’etica generale, nella prima parte, e i temi dell’etica applicata nella seconda parte, dando la parola a una serie di specialisti in grado di guidare il lettore con un discorso rigoroso, centrato sui nostri grandi «luoghi di prova» (il mondo naturale, la sessualità, l’attività produttiva, la comunicazione mediatica, gli scambi economici, le relazioni giuridiche, l’attività scientifica e tecnologica, ma anche il desiderio d’assoluto). La decifrazione di questi luoghi oggi molti chiedono all’etica, e giustamente. Il libro è stato scritto per loro.
Non di solo lavoro
Ontologia della persona ed etica del lavoro nel passaggio di civiltà
di Francesco Totaro
editore: Vita e pensiero
pagine: 352
Il lavoro è oggi questione cruciale nelle vite individuali e nella vicenda collettiva
Felicità e benevolenza
di Robert Spaemann
editore: Vita e pensiero
pagine: 272
Felicità e benevolenza non è un breve trattato di etica, ma una riflessione sull’origine e il primo dispiegarsi dell’esperienza morale. Un libro coraggioso, perché non si affida a una scuola di pensiero morale, ma cerca di chiarire in proprio come il senso etico si radica nell’esistenza umana.
Al centro della proposta di Spaemann sta l’idea di “vita riuscita”: l’agire umano si progetta sempre alla luce di un ideale di riuscita. Ma quando la vita può dirsi compiuta? Ciò avviene - è la tesi del libro - allorché si attua la caratteristica peculiare dell’umano, cioè la sua capacità di apertura illimitata verso la realtà tutta. Il dover essere corrispondente si chiama “amore di benevolenza”: amare ogni cosa con benevolenza secondo la sua natura e i suoi fini è la responsabilità morale fondamentale, che dà compimento all’uomo. In tal senso la prassi della benevolenza coincide con la prassi morale, che così si configura come via alla felicità. Alla luce di questa prospettiva Spaemann muove una critica di fondo a varie forme dell’etica contemporanea - di tipo utilitaristico, linguistico e sociologico - ritenute inidonee a orientare la prassi degli uomini d’oggi.
Etiche della terra
Antologia di filosofia dell'ambiente
di Mariachiara Tallacchini
editore: Vita e pensiero
pagine: 380
Nella seconda metà di questo secolo sono diventati particolarmente vistosi gli effetti della colonizzazione umana del mondo, nella sua modalità negativa di crescente distruzione dell’ambiente e di depauperamento delle risorse naturali. La ricerca che ha preso spunto da questa crisi ha analizzato le molte dimensioni disciplinari coinvolte, dando luogo a una vasta letteratura ambientale (economica, giuridica, politica): all’interno di questa riflessione, e nel tentativo di individuare un fondamento unitario nella considerazione delle tematiche ambientali, la filosofia dell’ambiente ha ragionato sui significati, i vincoli, l’ampiezza e le giustificazioni della relazione che lega l’uomo alla natura. Tale indagine ha variamente interpretato questo legame, soprattutto in rapporto al fondamento dell’ ‘obbligo’ morale verso la natura. Esso infatti si colora in modo assai diverso nelle prospettive che si radicano, per esempio, nella tradizione ebraico-cristiana o, all’opposto, in un rigoroso biologismo. In ogni caso, comune rimane il terreno antropologico, ridefinito in termini di relazione con la natura. A ciò allude il titolo di questa raccolta di scritti, ormai quasi classici, di filosofia dell’ambiente: il termine domestico ‘terra’ è stato preferito all’asettico ‘ambiente’ e al paludato ‘natura’. Terra è, infatti, il riferimento più concreto e intimo per filosofie che ripensano la posizione dell’uomo nel mondo e la corrispondente responsabilità nell’agire.
Etica trascendentale e intersoggettività
editore: Vita e pensiero
pagine: 556
Questo libro è stato scritto a più mani, ma con un intento teorico unitario e, in certo modo, controcorrente, perché difende, nelle cose di etica, la cifra speculativa della trascendentalità, da qualche tempo oggetto di attacchi molteplici in nome di una diffusa istanza ‘decostruzionistica’. La trascen-dentalità è, però, lo stesso che l’orizzonte della soggettività umana nella sua straordinaria capacità di riferirsi alla totalità delle cose. L’istanza decostruzionistica, cioè il progetto di ridurre la soggettività umana alla finitezza storico-empirica, non può, allora, che restare pura intenzione. Il nostro riferimento alla totalità, in effetti, non può né essere oltrepassato né soppresso: è la nostra stessa essenza.
Ne viene che qualsiasi discorso di etica deve essere riferito inevitabilmente alla trascendentalità. Come, appunto, qui si è fatto. S’intende, riferito in modo specifico: i discorsi di etica qui lo sono nel senso che hanno di mira uno scopo trascendentale (il bene) e un’origine trascendentale (la libertà).
Nell’eticità, comunque, la trascendentalità come scopo si incontra storicamente solo nell’esistenza umana: perciò l’eticità è originariamente una questione inter-soggettiva. La seconda parte del libro vi insiste a lungo, nella convinzione che la difesa della trascendentalità etica intersoggettiva è, nel contempo, difesa della trascendenza etica.
E tuttavia, che un essere trascendente voglia interagire con gli esseri umani può esser trattato, parlando en philosophe, tutt’al più come un che di conveniente, anche se sommamente gratificante per noi. In verità, solo qualcosa come una rivelazione può annunciarlo e garantirlo. Ora, un discorso rivelato non è un discorso filosofico, anche se da un discorso filosofico può essere invocato come proprio compimento. Da qui la discrezione, ma anche la predilezione con cui i temi di etica presenti in questo libro guardano in prospettiva al rivelato, e precisamente a ciò che Gesù di Nazareth ha rivelato.
Multiculturalismo e identità
editore: Vita e pensiero
pagine: 336
La vecchia Europa vive una nuova stagione, come epicentro amato e odiato di una profonda migrazione di popoli che convengono soprattutto dall’oriente e dal sud del mondo, in cerca di una vita migliore o semplicemente per sfuggire alla fame, al dolore e alla morte. In non pochi casi, anche per ritrovare una dignità di vita. Come è accaduto e continua ad accadere per la vita sociale (e politica) americana, anche per noi europei v’è il problema di stabilire il giusto rapporto fra la necessità di reperire un codice comune di convivenza e l’istanza della molteplicità etnico-culturale.
La letteratura sull’argomento oscilla tra due estremi, non facilmente componibili: da un lato, si cerca la soluzione per sottrazione, e si bada al reperimento di alcune costanti dell’umano che dovrebbero da tutti essere riconosciute per via della loro universalità; dall’altro lato si nega che un tale compito possa essere eseguito e si ricorre a una soluzione per addizione. Il molteplice culturale dovrebbe essere semplicemente registrato e tutte le differenze essere coltivate.
La fragilità di entrambe le soluzioni, che pure contengono una loro verità, è diventata fin troppo evidente. Bisognava, dunque, volgere lo sguardo altrove. Bisognava dare indicazioni intorno a una universalità concreta degli umani, che onorasse tanto ciò che li accomuna quanto ciò che li fa differire. Questo libro ci ha provato, mettendo in campo, nell’istruzione determinata delle molteplici questioni (universalità dei diritti, flussi migratori, cittadinanza globale, ruolo pubblico della religione, politiche dell’identità) il principio della reciprocità del riconoscersi, come architettura di senso dei rapporti tra noi.