Carocci: Biblioteca medievale
Charles d'Orléans e i poeti di Blois. Rondò di conversazione. Testo francese a fronte
editore: Carocci
pagine: 278
Il principale testimone dell'opera poetica di Charles d'Orléans è un manoscritto parzialmente autografo, formato da un fondo primitivo che ospita le rime composte durante la prigionia in Inghilterra (1415-1440) e da una serie di fascicoli aggiunti dopo il ritorno in Francia, nei quali si andarono depositando i nuovi testi del duca e quelli di una quarantina, di altri poeti, membri o visitatori della sua corte a Blois. Il "Livre des Ballades de Monseigneur" diventò così un libro collettivo, con riprese vicendevoli di incipit e di motivi, con dialoghi frontali e messaggi obliqui. Qui si raccoglie, trascritta direttamente da un documento tanto prezioso in ogni suo aspetto, una parte significativa di questa poesia-conversazione, che assume di volta in volta i modi della tenzone, del conciliabolo, del badinage galante e della cronaca maliziosa dei segreti maneggi di corte.
Las aventuras de monsenher Guillem de La Barra. Testo originale a fronte
di Arnaut Vidal de Castelnaudary
editore: Carocci
pagine: 223
Scritto nel XIV secolo da Arnaut Vidal de Castelnaudary, "Las aventuras de monsenher Guillem de la Barra" rientra in quelle po
Sermones (I-IV). Testo latino a fronte
di Antonio Urceo Codro
editore: Carocci
pagine: 457
Fra i testi più moderni e affascinanti della cultura accademica del Quattrocento, i "Sermones" di Codro restituiscono il volto di un umanesimo chiaroscurale e polifonico che guarda già all'Europa di Erasmo, di Montaigne o di Rabelais. Le pagine di questi discorsi tenuti dal professore dello Studio nelle aule dell'"Alma Mater Studiorum" nell'ultimo ventennio del XV secolo vibrano di una parola viva e gestuale, sempre attenta alle ragioni di una filologia e di una scienza ermeneutica che osservano con sguardo acuto e penetrante i testi commentati per poi riflettere, con vertiginoso disincanto, su ogni aspetto dell'umano. Ogni valore, ogni sapere, ogni forma dell'esistere, tra canto e controcanto, possono trovare la loro celebrazione e bachtinianamente il loro rovesciamento in un gioco di specchi che sempre sa ricomporsi, con autentica passione e rigoroso impegno pedagogico e didattico, in una straordinaria lezione scientifica e umana della parola degli antichi. Con un saggio introduttivo di Ezio Raimondi
La conversione di ser Jonathas giudeo. Miracle play del XV secolo
editore: Carocci
pagine: 246
A partire dal secolo XIII si moltiplicano in tutta Europa narrazioni che accusano gli ebrei dei crimini più efferati contro la cristianità: crocifissioni di innocenti, assassini, cannibalismo rituale. Fra queste chimere, e in concomitanza con la crescente importanza attribuita al sacramento eucaristico culminante con l'istituzione della festività del Corpus Domini, compare e si diffonde rapidamente quella di furto e sacrilegio ai danni dell'ostia consacrata. Un evento miracoloso fa sì che, scoperti, i colpevoli siano puniti con la tortura e il rogo. Di tale fantasia persecutoria compaiono più tardi alcune trasposizioni sceniche: nell'Inghilterra centro-orientale della seconda metà del secolo XV, l'anonimo "miracle play" in volgare medioinglese "La conversione di Ser Jonathas Giudeo" - noto anche come "The Play of the Sacrament" - si distingue dalle analoghe rappresentazioni teatrali francese e italiana, oltre che per la presenza di un intermezzo farsesco, per un tono meno marcatamente virulento nei confronti degli ebrei e perché restituisce alla vicenda, in luogo della conclusione sanguinaria, quella edificante della conversione che caratterizzava le più antiche cronache e narrazioni.
Il libro dei dodici sapienti
editore: Carocci
pagine: 143
"Il libro dei dodici sapienti" costituisce una delle prime manifestazioni culturali prodotte dal particolare sincretismo che si genera nella penisola iberica fra il regno di Fernando III e quello di suo figlio Alfonso X. In questa fase, nella quale convivono tradizioni assai diverse (araba, ebraica e cristiana), la monarchia castigliana è attenta a costituire un regno solido che ha fondamento nella precettistica filosofica e gnomico-sapienziale. All'ingente quantità di opere tradotte dall'arabo al castigliano, o al latino, fa riscontro la necessità di creare un testo che rifletta il delicato momento in cui vive la monarchia. Da qui la necessità di un manuale che metta a fuoco sia come il re debba governare il regno, con particolare riferimento alla corte, sia il ruolo da assumere rispetto alla giustizia, all'organizzazione militare e ai rapporti con gli ordini religiosi e cavallereschi. "El libro de los doze sabios" è uno "specchio per principi" che, pur non essendo una traduzione, sa sintetizzare perfettamente la tradizione precettistica orientale e quella occidentale.
Cantigas
di Anes Osoiro
editore: Carocci
pagine: 154
Osoiro Anes, trovatore di origine galega, è stato fino ad oggi identificato con un canonico della cattedrale di Santiago de Co
L'indignazione di un poeta-crociato
I versi gnomici su Acri
editore: Carocci
pagine: 190
La letteratura tedesca medievale ci consegna un documento singolare e di particolare interesse storico: "I versi gnomici su Ac
L'Entrée d'Espagne. Rolando da Pamplona all'Oriente
di Anonimo padovano
editore: Carocci
pagine: 416
Con "L'Entrée d'Espagne", poema epico della prima metà del Trecento sulle imprese di Rolando negli anni precedenti la rotta di Roncisvalle, l'autore, un padovano che sceglie di tacere il proprio nome, rinnova felicemente il genere della chanson de geste. L'ampiezza della cultura e dell'esperienza umana, il senso della realtà, l'ironia, il talento stilistico gli permettono di rappresentare il famoso eroe in una veste inedita. Il suo Rolando si muove come un cavaliere errante in un Oriente già ricco delle suggestioni del Milione di Marco Polo e costellato dai ricordi delle gesta del Macedone. Egli associa alla prodezza e alla superbia tradizionali la sapienza, l'inclinazione spirituale - memorabile l'episodio "graaliano" dell'incontro con il vecchio eremita penitente -, la generosità, il brio, divenendo modello esemplare di cortesia, incarnazione di quell'ideale aristocratico cavalleresco che, nel sogno di una vita più bella, il Padovano immagina condiviso da cristiani e pagani e per il quale esclamerà poi l'Ariosto: "Oh gran bontà de' cavalieri antiqui!".
Poesie e canzoni
di Oswald von Wolkenstein
editore: Carocci
pagine: 120
Questa breve antologia di componimenti autobiografici di Oswald von Wolkenstein intende presentare il trovatore tardomedievale sudtirolese attraverso alcune canzoni su viaggi ed avventure, poesie sull'alternarsi delle stagioni, sulla gioia e la fatica del vivere, la terra natale, l'amore, nonché attraverso alcune riflessioni filosofiche e religiose. Spiccano in particolare la complessità e l'originalità, ma anche l'intensità espressiva della vena lirica e musicale del cavaliere-poeta, così lontano eppure così vicino per le tematiche trattate e le impressioni rievocate. Le poesie, in traduzione italiana con testo in tedesco protomoderno a fronte, sono accompagnate da commenti letterari e stilistico-linguistici. Una introduzione critica sulla vita e le opere di Wolkenstein, sulle edizioni e i manoscritti e sugli aspetti linguistici e musicali dei suoi componimenti completa questa prima traduzione italiana.
Da Roma a Taprobane. Dai Collectanea rerum memorabilium. Testo latino a fronte
di C. Giulio Solino
editore: Carocci
pagine: 191
Evocazione favolosa di terre vicine e lontane, i "Collectanea rerum memorabilium" di Solino - un letterato della tarda età imperiale romana (III sec.d.C.) - costituiscono una sorta di caleidoscopio che mescola dati naturalistici e curiosità, mostri e meraviglie, allineando sullo stesso piano di credibilità quanto percepito dai sensi e quanto narrato dalla tradizione. Sarà proprio questa dimensione bizzarra e affabulatrice a fare la fortuna del testo, che viene tradotto per la prima volta in italiano dal Rinascimento, fino al Flaubert della "Tentazione di sant'Antonio".
Adamo ed Eva
Le Jeu d'Adam: alle origini del teatro sacro
editore: Carocci
pagine: 318
Il "]eu d'Adam" è la prima opera teatrale interamente in volgare tramandataci dalla tradizione manoscritta
Contro la divinazione. Consigli astrologici al re di Francia (1356). Testo francese a fronte
di Nicole Oresme
editore: Carocci
pagine: 288
Nella storia del razionalismo occidentale il "Livre de divinacions" di Nicole Oresme (1366) occupa un posto di rilievo. È un trattato dedicato a dissuadere il principe dal praticare le scienze divinatorie ed è uno dei primi testi che sperimenta nella prosa scientifico-filosofica una "nuova" lingua, il francese. Sebbene l'aspirazione alla pre-conoscenza del futuro fosse formalmente condannata, era frequente che sovrani e uomini di governo pretendessero di utilizzare l'astrologia per trame auspici e pronostici. Oresme scrisse il Livre per convincere Carlo V, il suo re, a non fidarsi troppo dell'astrologia e delle altre scienze divinatorie. Oresme non fu il primo a tentare di confutare l'astrologia, ma il primo che abbia cercato di dimostrarne gli effetti politicamente nocivi, sollecitando i sovrani a non ricercare negli influssi celesti la causa degli eventi umani.