Mondadori: Lo specchio
Vite pulviscolari
di Maurizio Cucchi
editore: Mondadori
pagine: 105
Condotta su vari temi, questa raccolta parte da un dialogo con la madre scomparsa e si conclude con la cronaca di un breve viaggio per mare, dove l'autore riflette su una sorta di strana coincidenza tra la teoria astrofisica dei buchi neri e il racconto "Una discesa nel Maelstrom" di Edgar Allan Poe. Nelle parti centrali, meditazioni liriche sugli affetti e sull'amore, sul riaffiorare di immagini dalla memoria, sulla presenza viva eppure mutata degli oggetti nel nostro tempo.
Voi
di Umberto Fiori
editore: Mondadori
pagine: 90
Il protagonista, il soggetto narrante di questo particolarissimo monologo o poemetto in versi, è come pervaso da un'ossessione: quella del confronto con la realtà esterna degli umani, con la pluralità totale di ciò che non è il suo io, e che lo turba, lo mette in relazione con ciò che definisce "la mia infinita mancanza". Vorrebbe infatti compiutamente appartenere a questo immenso "voi" che gli sta di fronte, vorrebbe esserne parte, anche perché sa bene che nel profondo di se stesso, dove più viva e vera è la sua natura, a sua volta appartiene al destino di questa moltitudine da cui - come ognuno quando dice "io" - si sente inevitabilmente diviso. "Voi" è dunque la cronaca minuziosa di un'avventura intellettuale, una cronaca fedele e un po' stranita che progredisce lentamente per frammenti su se stessa realizzando un affascinante continuum, una sorta di poemetto al tempo stesso coerente e disarticolato, nel quale il tradizionale io lirico subisce un contraccolpo, o viene colto da vertigine, da senso della propria colpevole insufficienza e angoscia del vuoto.
La parte in ombra
di Zavoli Sergio
editore: Mondadori
pagine: 125
C'è come un senso di pace assorta, quasi uno stupore interiore, tra gli intensi spessori di questi versi
Pitture nere su carta
di Mario Benedetti
editore: Mondadori
pagine: 107
La forma compatta ed essenziale di questa nuova fase della poesia di Mario Benedetti (Udine, 1955) offre la continua sorpresa di immagini che si aprono come in squarci improvvisi e violenti, come apparizioni sensibili e a volte ossessive dall'interno di un dormiveglia faticoso e cupo. Sono forse queste le pitture nere del titolo, le presenze sinistre o beffarde che rimandano alla grandissima arte di Goya. Eppure, nulla di astratto si affaccia in queste visioni, che provengono direttamente dalla materia e dalla sua sofferenza, in una sorta di "tempo senza tempo", di ambigua sospensione resa dal poeta con una vigorosa energia espressiva. Ma nel buio, nel "mondo nero" di queste sospensioni, di queste allucinazioni ipnagogiche o oniriche, agisce costante la spinta vitale alla ricerca del colore, dei colori troppo spesso negati nell'opacità del corpo, di una luce che possa trionfare, e che si manifesti oltre il corpo, al di fuori di un corpo e di una carne già troppo abitata nel dolore. Benedetti aveva imposto la sua voce originale nel 2004, con il suo primo libro importante e riassuntivo, "Umana gloria", uno degli esiti maggiori della nostra nuova poesia distinti dal fiato largo, dalla quotidianità e dalla "prosa" di quei versi aperti, carichi di senso vivo dell'esistere. Queste liriche si presentano invece quasi come l'aspro e tagliente rovescio di quella tessitura. Una strada di una concisione estrema che esprime nella tensione senza pausa gli umani sfondi drammatici del nostro esistere.
Apocalisse amore
di Rondoni Davide
editore: Mondadori
pagine: 155
Questo libro rappresenta la piena consacrazione di una delle figure di maggior spicco della poesia italiana d'oggi
Il postino fedele
di Copioli Rosita
editore: Mondadori
pagine: 172
II postino fedele è tra le opere di maggiore importanza di Rosita Copioli
Né il giorno né l'ora
di Nelo Risi
editore: Mondadori
pagine: 99
Una raccolta scritta in tempi brevi, come se le poesie che la compongono fossero spinte da un lampo, un chiarore, una "vertigine", mettendo in campo altre prospettive dettate da un unico tempo capace di riassumerli tutti nel punto dantesco "a cui tutti li tempi son presenti". Nell'ultimo stadio della sua poetica si può osservare come lo stilista dell'usuale lasci il posto allo stilista dell'universale. La vita, la morte, il tempo, i rapporti con la scienza e i problemi filosofici e letterari che a essi si legano sono un tema che scorre come un fiume sorgivo, un lungo ragionamento che, come una goccia d'acqua nel fondo di una grotta, si fa lago, fiume, stalattite. Tutto resta cristallizzato nel vero di un pensiero che s'irradia sul presente, giorno dopo giorno, ora dopo ora, fino al punto finale, oltre al quale esiste solo "la memoria del futuro". In un mondo "abbrunato a mezz'asta", Nelo Risi offre così il suo silenzio ricco di sonorità, lasciando una traccia di un suo presente aeternitatis, di un attimo fuggente che Orazio aveva celebrato come un momento irripetibile, eterno, libero dalla prospettiva del futuro. Questa visione laica dell'ineffabilità reca il marchio di una forma letteraria che sprigiona un'energia radiante senza ricorrere a orpelli linguistici. Queste sono le note che Nelo Risi ha sentito vibrare, giorno dopo giorno, nel comporre questa sua sonata, "per cogliere l'istante di vero che talvolta mi da luce". (Dal saggio introduttivo di Giovanna Ioli)
Simmetrie
di Elio Pecora
editore: Mondadori
pagine: 112
Partendo dal corpo, dalla "stanza del corpo", Elio Pecora conduce il lettore con sobrietà e saggezza in un viaggio che attraversa una fitta molteplicità di esperienze, frutto dell'ansia e del quotidiano affaccendarsi di una ressa di personaggi. Le loro vite appaiono inevitabilmente segnate dalla meraviglia e dalla gioia, dal dolore e dallo sgomento dell'esserci, ma sempre nella consapevolezza che tutto finirà. Dice l'autore, in un suo brevissimo componimento: "II vento nel deserto cancella la pista. / La barca non lascia tracce sull'acqua". La bellezza stessa, dunque, l'amore e l'emozione, il sentimento dell'esistere più intenso, non potranno che sciogliersi in un vuoto che ne cancellerà le tracce. Eppure tutto il percorso di queste "Simmetrie" poetiche tende a recuperarne il maggior numero possibile, come dimostra la decisiva sezione centrale, "L'occhio corto", in cui Pecora passa dai ritmi felicemente serrati, dalla concisione limpida della sua scrittura in versi, a una prosa nella quale sa presentare situazioni di concreta realtà, agite da personaggi immersi nelle loro umanissime vicende. Sono "lacerti di un mondo spiato", microracconti che mettono fulmineamente in scena le inquietudini, ordinarie o eccezionali, di una piccola folla dai caratteri svariati, ma i cui destini non potranno infine differenziarsi in profondo. Varie sono anche le soluzioni stilistiche e formali adottate da Pecora, dal poemetto al frammento, dalla tensione lirica all'orizzontalità della prosa.
Versi del malanimo
di Mario Santagostini
editore: Mondadori
pagine: 78
C'è un'inquietudine tagliente e ansiosa, aspra e risentita, nella meditazione in versi che sa offrirci questo nuovo libro di Mario Santagostini, un libro raffinato nella sua composizione e nella sua pronuncia, quanto ricco di umori circolanti e a volte anche espressivamente violento nella rappresentazione di una condizione umana smangiata e residuale. Quella, a conti fatti, dell'uomo d'oggi, carico di incertezze, nella sua provvisorietà priva di slanci verticali. Gli scenari entro i quali si muove il soggetto lirico di questo libro sfumano in una relatività totale, dove il passato e la memoria si insinuano nel presente e nella sua coscienza, parlandogli da un altrove indefinito, da una sorta di limbo dove si affacciano figure parentali che il tempo rende più remote o ammutolisce. Santagostini, da sempre, ragiona sul tempo, sul suo mistero e sulla sua attività incessante, che erode e corrompe la materia friabile di ogni esistenza. Santagostini realizza il suo percorso - franto, scheggiato, impervio - in un teatro di città dove si muovono vari personaggi, figure di ogni genere: "bestie ammaestrate", "l'idiota di casa", angeli e trafficanti, il padre nel suo "stupore per la vita", la madre che "raspa sottoterra e si crede / in volo, in aria". Ne deriva un insieme di grande energia espressiva, tra densità e improvvise soste di rarefazione.
Le assi curve
di Yves Bonnefoy
editore: Mondadori
pagine: 221
Nella grande poesia di Yves Bonnefoy il senso della morte, e dunque la drammatica consapevolezza della nostra provvisorietà, è un momento ineludibile, ma sempre profondamente calato nel vivo dell'esperienza umana, nel magma polveroso e palpitante della materia e delle sue asperità rugose, della sua "imperfezione", nella quale "la voce lontana" vaga appunto dall'infanzia alla fine dei giorni, pur sapendo di un "male sofferto ancor prima di nascere". "Le assi curve" è un nuovo capitolo dell'opera di Bonnefoy, unanimemente riconosciuta tra le maggiori, più affascinanti e imprescindibili del Novecento europeo, ed è un libro che si scandisce nel ritmo di tre fasi dominanti. La prima è di sapore vagamente elegiaco e bucolico, ed è quella della pioggia d'estate, dell'istante aurorale in cui la natura si manifesta semplice e prodigiosa nell'incanto della luce. Nella seconda fase prevale invece una forte tensione evocativa, al cui centro è la memoria onirica - ma al tempo stesso anche diurna - di un luogo perduto, un luogo di affetti familiari, di giochi dell'infanzia, e della ricerca di una keatsiana simbiosi di Bellezza e Verità. Nella terza fase domina infine la vertigine teologica dell'idea di un Dio ancora cieco e senza volto. Sono temi che fanno di quest'opera una vibrante testimonianza civile del valore salvifico della poesia, in un tempo che troppo spesso, colpevolmente, se ne allontana.
La stoffa dell'ombra e delle cose
di Mussapi Roberto
editore: Mondadori
pagine: 85
Autore che predilige l'ampio fiato di una narrazione in versi capace di recuperare una tradizione e imporre una dimensione mit
Voci d'osteria
di Franco Loi
editore: Mondadori
pagine: 152
Un susseguirsi di voci che esprimono un loro pensiero o una loro emozione, un sentimento della vita, È un coro di personaggi anonimi, uomini e donne che ci offrono una loro verità semplice: senza pudori, eppure senza eccessi o infingimenti. Franco Loi ha ascoltato dal vivo queste voci d'osteria milanesi, che a volte sembrano arrivare da lontano, da un'altra epoca, ma che altre volte invece ci parlano di umori e gioie, di amori e dolori di ogni tempo. Un campionario di figure vastissimo, nel quale trovano posto testimonianze in dialetto sagge o bizzarre, momenti di meraviglia e altri di ribellione, ma sempre in un orizzonte di concretezza estrema, di una condizione vissuta col realismo di chi sa bene che la sua sorte non sarà speciale. Ecco allora chi ama ma non capisce il mistero dell'amore, chi vorrebbe una testa di tartaruga per non pensare, chi dice che l'uomo guardandosi allo specchio si spaventa, chi si vergogna di se stesso e si sente un barabba o un demonio e chi alloggia nella spazzatura. Insomma, gente che vive una vita rudimentale ma vera e intensa, che conosce amore e crudeltà, che ignora nel modo più completo la falsità dei buoni sentimenti. Dopo questa galleria grandiosa e assurda di figure senza volto, il poeta riprende la parola in prima persona con l'ampio respiro della sua voce lirica. Ci racconta del dio dell'amore che è come una spina, degli occhi delle donne, del dolore che fa urlare, del fresco delizioso della città sotto la pioggia.