Nella sua forma definitiva, ma pur sempre incompleta, questo Saggio fu pubblicato nel 1938 segnando un passaggio decisivo nella rinascente tradizione metafisica del nostro pensiero filosofico. Sin dalle prime battute, il Saggio è infatti rivolto proprio alla domanda metafisica: domanda sul senso, sul valore, sulla razionalità ultima della vita. E tuttavia come tentare una risposta se non andando a fondo nella struttura stessa del domandare? Con questo motivo a ritroso, Bontadini si colloca ad un tempo nell’alveo del pensiero moderno e ne riconosce il punto metodologico di rigore: l’attenzione all’orizzonte della coscienza, quale primalità indubitabile del pensiero, costituisce in definitiva la via per una fondazione metodologica della stessa domanda sull’essere. Se l’orizzonte unitario dell’esperienza è in tal senso intrascendibile, l’analisi delle sue condizioni strutturali è comunque essenziale per la posizione e per la risoluzione di ogni problema filosofico.
E, proprio col portare a fondo l’analisi dell’orizzonte coscienziale, Bontadini tradurrà poi in rigorosa soluzione la stessa questione della trascendenza: l’idea dell’assoluto, quale originario riferimento della vita coscienziale, si manifesterà in definitiva come la condizione ineliminabile per il pensiero dell’essere e del suo divenire, permettendo da ultimo lo stesso approdo all’asserto teologico. Sin dall’inizio l’opera di Bontadini si segnala così come un alto punto di mediazione fra tradizione classica e tradizione moderna costituendo – alla pari di quanto accadeva in Belgio con l’opera di Maréchal – un crocevia decisivo nel rinnovamento del pensiero d’ispirazione cristiana.
Biografia dell'autore
Gustavo Bontadini (1903-1990) fu nel 1921 fra i primi allievi dell’Università Cattolica, ov’ebbe per per maestri E. Chiocchetti, A. Gemelli, A. Masnovo, F. Olgiati, G. Zamboni e dove si laureò nel 1925 con una tesi sulla La metafisica dell’esperienza. Ebbe ben presto incarichi di insegnamento nella stessa Università e poi in quella di Urbino e nella Statale di Milano. Nel 1949 vinse il concorso per l’ordinariato e fu chiamato alla cattedra di Filosofia teoretica dell’Università di Pavia, da dove nel 1951 fu chiamato per la stessa disciplina nell’Università Cattolica e qui insegnò sino al 1978. Fu membro effettivo dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere e socio corrispondente dell’Accademia Nazionale dei Lincei.