a cura di Francesca Focaroli
testo latino a fronte
Nel terzo libro dell’Ars amandi, dedicato all’arte femminile della seduzione, Ovidio rimanda le sue lettrici alla consultazione di un’altra opera da lui composta: il libellum dei Medicamina faciei femineae, di cui oggi rimane un solo frammento di cento versi. In questo poemetto, Ovidio consacra i suoi distici all’esaltazione della bellezza femminile e alla cura di essa, ai raffinati espedienti e ai trucchi che permettono di tener desto l’amore. Il termine medicamina si riferisce appunto ai prodotti di bellezza, ai trucchi e ai preparati cosmetici che donne e fanciulle devono imparare a confezionare. Ma al di là delle ricette artigianali e dei consigli di bellezza, Ovidio si fa qui portavoce di una civiltà raffinata e colta, dedita alla cura dell’eleganza e alla ricercatezza delle forme, e questo manuale di arte cosmetica diventa specchio della ricca società augustea.
Biografia dell'autore
Ovidio
La tematica amorosa fu centrale in molte delle opere di Ovidio (Sulmona 43 a.C. - Tomi 17 d.C.). Trasferitosi nella capitale nel 30 a.C., Ovidio fu entusiastico interprete dello scintillante stile di vita della Roma augustea, di cui esaltò gli agi e le raffinatezze, il bel vivere e i consumi, lo splendore urbanistico. L’esilio, decretato nell’8 d.C., segnò una brusca interruzione nella sua carriera poetica. Tra le opere principali di Ovidio ricordiamo gli Amores, le Heroides, le Metamorfosi e i Fasti, calendario poetico in distici elegiaci. Delle cosiddette “opere dall’esilio” sono da attribuire con certezza a Ovidio i cinque libri dei Tristia e i quattro delle Epistulae ex Ponto.