Se: Piccola enciclopedia
Aforismi sulla natura
di Goethe J. Wolfgang
editore: Se
pagine: 97
Per Goethe la natura è vivente e divina, per la scienza moderna è morta, o comunque inferiore all'uomo: qui sta la frattura
Lettere
editore: Se
pagine: 103
Nel 1926, ancora ignaro della morte incombente, Rainer Maria Rilke indirizza, su invito di Boris Pasternak, una lettera a Mari
Il mercato dei folletti
di Christina G. Rossetti
editore: Se
pagine: 78
"Goblin Market" (Il Mercato dei Folletti) costituisce, assieme ad altre poesie, il primo libro pubblicato da Christina Rossetti (era il 1862, e la poetessa aveva 32 anni) e rimane la sua opera più famosa. Apparentemente rivolto a un pubblico infantile (per un certo periodo fu erroneamente considerato poesia per bambini come lo sono invece le filastrocche intitolate "Sing-Song", di cui qui presentiamo una scelta) è finito perfino, ai nostri tempi, in pasto a interpretazioni dissacratorie in chiave erotica: in realtà si tratta, com'era certamente nelle intenzioni di Christina, di un'allegoria del peccato e della redenzione. La carnalità e l'edonismo con cui Christina descrive i piaceri proibiti, anche quelli semplici di gola (l'amore per i dolci, succosi frutti mediterranei) dimostrano, oltre al notevole virtuosismo tecnico della poetessa, anche la sua fondamentale innocenza priva di moralismi. Ovviamente, l'allegoria del poemetto è aperta a molte interpretazioni: Laura e Lizzie, le due sorelline legate da indissolubile vincolo di affetto, sono Christina e Maria (la sorella fattasi suora), ma sono anche, verosimilmente, Christina e il fratello Dante Gabriele, di caratteri invece più simili ma di destini diversi. Di Dante Gabriele, il celebre pittore preraffaellita, è nota infatti l'esistenza tumultuosa, mentre la vita casta e quasi monastica di Christina fu come quella di Emily Dickinson: troppo semplice e severa per mettere in imbarazzo chicchessia.
L'ultimo giorno di un condannato
di Victor Hugo
editore: Se
pagine: 123
La prima edizione di questo racconto, uscita nel 1829, suscitò scandalo per la radicale presa di posizione di Hugo contro la pena di morte. Tre anni più tardi, a commento delle reazioni provocate dal suo libro e per ribadire ulteriormente il proprio punto di vista, lo scrittore premise all'"Ultimo giorno di un condannato" una prefazione in terza persona, dove tra l'altro dichiara: "L'ultimo giorno di un condannato non è altro che una perorazione diretta o indiretta, come si preferisce, per l'abolizione della pena di morte. Ciò che egli ha inteso fare, ciò che egli vorrebbe che la posterità vedesse nella sua opera, se mai s'occuperà di tanto poco, non è la difesa speciale, sempre facile, sempre transitoria, di questo o quel criminale scelto, di questo o quell'accusato d'elezione; ma una perorazione generale e permanente in favore di tutti gli accusati presenti e a venire [...]. Egli non conosce uno scopo più elevato, più santo, più augusto del concorrere all'abolizione della pena di morte. Perciò dal fondo del cuore egli aderisce ai voti e agli sforzi degli uomini generosi di tutti i paesi che da anni s'adoperano ad abbattere l'albero patibolare, il solo che le rivoluzioni non sradicano. Ed è con gioia che a sua volta viene, lui meschino, a dare il proprio colpo di scure per fare più profondo il taglio che, sessantasei anni fa, Beccaria lasciò sul vecchio patibolo eretto da secoli sulla cristianità".
La casa dell'incesto
di Nin Anaïs
editore: Se
pagine: 86
Nell'aprile del 1932, facendo riferimento a "La casa dell'incesto", Anais Nin annota nel proprio diario: "Ho scritto le prime
Quello che è strano, via. Testo tedesco a fronte
di Samuel Beckett
editore: Se
pagine: 87
"Nell'antinferno di Beckett non c'è grido, non c'è richiesta di ascolto, perché tutto avviene dopo il corso del tempo, di cui
Conversazioni
di Merleau-Ponty Maurice
editore: Se
pagine: 86
In queste intense conversazioni radiofoniche del 1948,l'allora quarantenne Maurice Merleau-Ponty traccia, per un grande pubbli
Il vagabondo. Testo inglese a fronte
di Kahlil Gibran
editore: Se
pagine: 144
"Una volta incontrai un altro di quegli uomini che vivono lungo le strade. Un po' folle anche lui, mi parlò così: "Sono un vagabondo. Spesso mi sembra di camminare tra pigmei. E poiché la mia testa è di settanta cubiti più elevata da terra rispetto alla loro, crea pensieri più alti e più liberi. In verità io non cammino tra gli uomini ma al di sopra degli uomini, e tutto ciò che vedono di me sono le mie orme nei loro campi. E spesso li ho sentiti discutere e dissentire sulla forma e la misura delle mie impronte. Ce ne sono alcuni che dicono: 'Sono le tracce lasciate da un mammut che ha percorso la terra in tempi remoti'. E altri dicono: 'No, sono i punti in cui son cadute meteoriti dalle stelle lontane'. Ma tu, amico mio, tu lo sai perfettamente: non sono nient'altro che le orme di un vagabondo"".
La preziosissima porta della contemplazione divina e altri scritti religiosi
di Jakob Böhme
editore: Se
pagine: 95
"Non è casuale che il primo e il più tipico rappresentante di questa universale coscienza religiosa della vita non sia stato un filosofo che svolgesse sistematicamente i concetti tradizionali, ma un'anima ardente di ingenua, violenta fede religiosa. Jacob Böhme non è giunto al pensiero per un'esigenza logica o sulla base di una problematicità teoretica del mondo. La sua filosofia non è che l'espressione dell'universalità, dell'indipendenza, del dominio assoluto dello spirito religioso che accese il suo cuore e travolse la sua vita. Il pio calzolaio di Görlitz trasse certo il materiale della sua visione del mondo in parte dai libri santi e dalla tradizione della teologia dogmatica, in parte dagli scritti teosofici e di filosofia naturale di Paracelso e di Valentin Weigel, ma il principio in cui il caos del suo sapere s'unificò in un significato preciso e profondo fu l'esperienza mistica interiore. E questa non rimase in lui fine a se stessa, né si concluse in una redenzione dell'anima individuale, ma fu fiamma di grazia da cui si accese in lui la luce della conoscenza divina, perché si svelasse agli uomini la visione religiosa del mondo nella sua assoluta universalità." (Dallo scritto di Antonio Banfi)
La moda
di Simmel Georg
editore: Se
pagine: 78
La moda è uno degli scritti più belli di Georg Simmel, forse il suo capolavoro, perché si distingue per organicità, chiarezza
Gesù figlio dell'uomo
di Kahlil Gibran
editore: Se
pagine: 178
Pubblicato nel 1928, cinque anni dopo "Il Profeta", di cui riprende lo stile solenne e metaforico mutuato dalle Sacre Scritture, "Gesù figlio dell'uomo" è un ritratto a più voci della figura del Cristo. Parlano personaggi del Vangelo, come Maria, Giovanni il Battista, Pietro, Ponzio Pilato, Giuda, e parlano personaggi creati da Gibran, come la donna di Byblos, il logico, il poeta, l'astronomo. In tutto sono 77 voci: alcune parlano una sola volta, altre due volte. Ma tutti, discepoli, amici o nemici, parlano di Gesù a partire da loro stessi: l'oratore vede in lui la perfezione dell'oratoria, il medico lo ritiene il miglior medico, il poeta lo considera il poeta supremo. L'ultimo a parlare è un uomo del ventesimo secolo, che la critica identifica con Gibran. Nel ritratto fantastico, corale, della figura del Nazareno, Gibran evidenzia il vigore, la forza, la potenza, la ribellione alla lettera della legge, piuttosto che la mansuetudine. Gesù, per Gibran, è soprattutto figlio dell'uomo, rappresenta il compimento e la realizzazione di ogni singolo uomo: la libertà, la pienezza, la passione dell'essere.
Il folle. Testo inglese a fronte
di Gibran Kahlil
editore: Se
pagine: 108
Mi chiedi in quale modo io sia divenuto folle