Mondadori: Le scie
Storia degli ebrei italiani
di Riccardo Calimani
editore: Mondadori
pagine: 631
La storia bimillenaria delle comunità ebraiche in Italia è la straordinaria avventura, tanto tormentata quanto poco nota, di una minoranza (poche decine di migliaia di persone) che ha saputo radicarsi capillarmente in tutto il territorio del nostro paese, dalle Alpi alla Sicilia, dal Friuli alla Sardegna. E che, malgrado le umiliazioni e le vessazioni subite da parte delle autorità politiche ed ecclesiastiche locali, è riuscita a salvaguardare sempre le proprie tradizioni e la propria identità culturale senza isolarsi e rinchiudersi in se stessa, ma anzi partecipando attivamente alla vita sociale ed economica dei luoghi in cui si è insediata. Di questa singolare vicenda, che rappresenta un caso unico nel panorama europeo, Riccardo Calimani ricostruisce qui una prima ampia parte: dalla libera alleanza degli ebrei con la Roma repubblicana e dai secoli dell'esilio, dopo la distruzione di Gerusalemme (70 e.v.) voluta dall'imperatore romano Tito, sino al rimescolamento delle varie comunità ebraiche del Vecchio Continente provocato dalla loro espulsione dalla Penisola iberica alla fine del XV secolo. Il vero punto di svolta di questo complesso itinerario è costituito dall'editto di Costantino (313), che, legittimando la cristianità, inaugura la lunga stagione dell'incontro-scontro tra giudaismo della diaspora e Chiesa di Roma. Un rapporto ambivalente che si riflette nella costante oscillazione nel trattamento da essa riservato per tutto il Medioevo (e oltre) agli ebrei...
Storia dei nonni che non ho avuto. Uno storico sulle tracce della propria famiglia scomparsa ad Auschwitz
di Ivan Jablonka
editore: Mondadori
pagine: 334
"Mi sono messo, da storico quale sono, sulle tracce dei nonni che non ho avuto. La loro vita finisce ben prima che cominci la mia: Matès e Idesa Jablonka sono miei parenti e al contempo sono perfetti estranei. Non sono famosi. Sono stati travolti dalle tragedie del XX secolo: lo stalinismo, la Seconda guerra mondiale, la distruzione dell'ebraismo europeo." Ivan Jablonka è uno studioso francese. Nipote di Matès Jablonka e Idesa Feder, non ha mai conosciuto i suoi nonni, assassinati ad Auschwitz. La famiglia ha origini polacche, più precisamente nel borgo di Parczew, non lontano da Lublino. È qui che Matès, "rivoluzionario di professione", muove i primi passi come attivista nel Partito comunista e per questo finisce più volte in carcere. Nella lotta conosce Idesa, la più bella ragazza dello shtetl, anche lei iscritta al partito; si innamorano, si sposano e cercano riparo a Parigi come rifugiati politici, sul finire degli anni Trenta. Ma sarà proprio a Parigi che verranno arrestati, questa volta dalla polizia francese, perché ebrei, e in seguito deportati. La mattina dell'arresto, il 25 febbraio 1943, riescono a mettere in salvo i due figli, Marcel, papà di Ivan, e Suzanne, ai quali lasciano poche righe prima della partenza verso il lager: "Vi scriviamo questa cartolina come un addio in modo che abbiate un ricordo di noi, perché tra un quarto d'ora partiremo per la Germania. I nostri cuori sono spezzati per essere stati costretti ad abbandonarvi in così tenera età".
Il giorno che durò vent'anni. 22 ottobre 1922: la marcia su Roma
di Antonio Di Pierro
editore: Mondadori
pagine: 248
Nella storia politica dell'Italia unita - spesso contrassegnata da un'inequivocabile tendenza al trasformismo ideologico dei s
Eva e Claretta. Le amanti del diavolo
di Arrigo Petacco
editore: Mondadori
pagine: 212
Un identico crudele destino ha segnato la vita delle amanti segrete di Benito Mussolini e Adolf Hitler. Claretta Petacci e Eva Braun nacquero lo stesso mese e lo stesso anno, a distanza di pochi giorni, nel febbraio 1912, e nello stesso mese e nello stesso anno, a distanza di pochi giorni (il 28 e il 30 aprile 1945), scelsero di morire accanto ai loro uomini, all'età di trentatré anni. Ma aldilà di queste suggestive coincidenze, ad accomunare la loro sorte è stata soprattutto la speculare vicenda umana che le ha collocate accanto ai due dittatori quali favorite privilegiate, nonché fedeli custodi dei loro più intimi segreti. Claretta incontrò per la prima volta Mussolini nel 1932, sulla strada di Ostia, all'età di vent'anni (ma cominciò a scrivergli lettere traboccanti di ammirazione quando ne aveva solo dodici). Eva conobbe Hitler nel 1929 a Monaco, nel negozio di Heinrich Hoffmann - fotografo personale del Führer - presso il quale svolgeva il lavoro di commessa. Bionda, sportiva e di una bellezza quasi acerba, con qualche interesse per il jazz e la moda, Eva Braun vivrà accanto a Hitler per quattordici anni e sarà sua sposa per un giorno soltanto. Mora, avvenente, inguaribile grafomane, attorniata da una cricca di parenti e profittatori che destava preoccupazione nei gerarchi più vicini al Duce, Claretta Petacci seppe gestire con più spregiudicata consapevolezza, ma anche maniacale devozione, il suo legame con il fondatore del fascismo.
Il prigioniero di Salò. Mussolini e la tragedia italiana del 1943-1945
di Mimmo Franzinelli
editore: Mondadori
pagine: 202
La tragica avventura della Repubblica di Salò è stata fra le più pesantemente colpite dalle semplificazioni ideologiche. Tanto le versioni dei vincitori quanto quelle dei vinti hanno trascurato, e mistificato, la realtà storica a favore dell'esaltazione di amor di patria, sentimento nazionale, passione civile e - da ultimo - consacrazione eroica delle vittime. Mimmo Franzinelli si lascia alle spalle queste logiche e sulla base di fonti inedite o sinora trascurate descrive la tentata resurrezione del fascismo nel settembre 1943 e i successivi sviluppi fino all'aprile 1945. Gli scritti di Mussolini, i rapporti di Kappler per Hitler, le carte di Claretta Petacci, i notiziari della Guardia nazionale repubblicana, le note della Segreteria particolare del duce rivelano una storia inedita di equilibri estremamente instabili, dove Mussolini, inseguendo il sogno di una rinascita improbabile - anche sul piano personale -, svolge comunque un ruolo da protagonista nella guerra civile innescata dalla costituzione della RSI e dall'insediamento del suo quartier generale sul lago di Garda. Consapevole di essere ostaggio dei nazisti, il vecchio dittatore, esautorato dai tedeschi, criticato dai suoi stessi colonnelli e lontano dal suo popolo, è costretto in un microcosmo di sopravvissuti dove unico referente resta Claretta, la giovane amante, e obiettivo primario - ossessivamente quanto vanamente perseguito - è spostare la sede di governo lontano da Salò.
Dante. Il romanzo della sua vita
di Marco Santagata
editore: Mondadori
pagine: 467
"La Commedia è un'opera di finzione, ma in età medievale non esistono altre opere di finzione che registrino in modo così sistematico, tempestivo e quasi puntiglioso fatti della storia, della cronaca politica, della vita intellettuale e sociale contemporanei. E, per di più, senza temere di addentrarsi in retroscena noti solo per sentito dire o in quello che oggi chiameremmo gossip politico e di costume. Per molti aspetti, assomiglia agli odierni instant-book." Il libro di Marco Santagata costituisce, nello scenario della letteratura dantesca, una novità. Perché è, prima di tutto, l'appassionato racconto, il "romanzo" appunto, della tormentata e semisconosciuta esistenza di un uomo dall'io smisurato, che si sentì sempre "diverso e predestinato", che in ogni amore e in ogni lutto, nella sconfitta politica e nell'esilio, e in particolare nel proprio talento, scorse "un segno del destino, l'ombra di una fatalità ineludibile, la traccia di una volontà superiore". Ed è, insieme, il documentato ritratto di un Dante profondamente calato nella vita pubblica e culturale della sua città, Firenze, e nelle complesse dinamiche della storia italiana tra Due e Trecento. Grazie al sapiente intreccio di vicende storiche e private, Santagata raggiunge il duplice obiettivo di ricomporre il quadro più completo possibile del Dante padre di famiglia, filosofo, poeta, uomo di partito e di corte, e analizzare ogni sua opera alla luce del contesto storico e biografico.
I figli di Marte. L'arte della guerra nell'antica Roma
di Gastone Breccia
editore: Mondadori
pagine: 425
La celebre leggenda che lega la fondazione di Roma a Marte, padre di Romolo e Remo, rispecchia l'attitudine quasi istintiva dei Romani per l'arte bellica e il ruolo centrale dell'esercito nella loro società e nel loro sistema di valori: "I discendenti di Marte avevano la guerra nel sangue, e viverla era per loro un atto talmente naturale da non richiedere alcuna vera riflessione. Come altri popoli, anche i Romani fecero della virtù militare la base stessa della vita associata; ma compirono un passo ulteriore, e sottomettendo la virtus alla disciplina - il comportamento individuale al vantaggio collettivo - crearono i presupposti per le loro straordinarie vittorie". Gastone Breccia, studioso di storia militare, ricostruisce la struttura, l'evoluzione e le gesta delle armate che, passo dopo passo, trasformarono un oscuro villaggio di pastori in un impero esteso su tre continenti. A partire dalle prime azioni militari in cui bande disorganizzate si sfidavano con tecniche primitive, ripercorre le tappe che portarono alla formazione di un esercito sempre più forte e professionale, reclutato in tutte le classi sociali e progressivamente arricchito dall'apporto delle varie etnie che entravano nell'orbita romana. In queste pagine rivivono le tattiche, le strategie, gli armamenti, la personalità dei condottieri e il loro rapporto con le truppe, le grandi vittorie, come quella di Scipione l'Africano su Annibale a Zama, ma anche le sconfitte più amare, come quella di Canne a opera degli stessi Cartaginesi.
I dieci errori di Napoleone. Sconfitte, cadute e illusioni dell'uomo che voleva cambiare la storia
di Sergio Valzania
editore: Mondadori
pagine: 232
"La storia ha una sua natura sfuggente ed elusiva, tende a non dichiarare le proprie leggi. Individuare i momenti nei quali Napoleone avrebbe potuto indirizzare in modo diverso la sua avventura, incanalandola verso un esito migliore, rischia di risultare arbitrario. Ma il tentativo non è inutile in vista della comprensione politica e umana di una delle vicende più affascinanti della storia moderna." Sergio Valzania ci invita a questo "azzardo storico" isolando dieci errori (ma il numero è evidentemente arbitrario e pretestuoso) commessi da Napoleone a partire dalla ripresa della guerra contro l'Inghilterra nel 1804, iniziale e rovinoso sbaglio della carriera politica e diplomatica dell'imperatore, fino alla battaglia di Waterloo, che mette la parola fine all'avventura bonapartista con una disfatta senza eguali. Napoleone fu sempre innanzitutto un militare: l'aver appreso alla perfezione il proprio mestiere, essere un valoroso soldato, gli procurò le maggiori soddisfazioni, ma lo portò anche a scegliere sempre le vie della guerra a scapito di una più promettente politica diplomatica. Le sue capacità di tattico sono fuori discussione: a determinare la sua sconfitta fu piuttosto l'incapacità di comprendere i fenomeni della geopolitica e della grande strategia, i rapporti di forza sottostanti ai conflitti maggiori, le tensioni prodotte "dalle impalpabili volontà dei popoli" che non la forza militare di un avversario più capace di lui sul suo terreno d'elezione.
La gloria degli altari. I papi santi nella storia della chiesa
di Roberto Rusconi
editore: Mondadori
pagine: 213
Il 1° maggio 2011 si è concluso il processo di beatificazione di Giovanni Paolo II, un momento profondamente solenne per la comunità cattolica, ma soprattutto un evento straordinario, seguito da milioni di persone. Da più parti si è levato il grido: "Santo subito!", a testimonianza dell'impatto emotivo suscitato dall'avvenimento. La questione della santità dei pontefici è strettamente legata alla storia della Chiesa e scandisce le tappe di un percorso che dura da più di duemila anni, in un equilibrio non sempre stabile tra continuità e innovazione. Roberto Rusconi, nel ricostruire le vicende dei papi santi, ripercorre l'intera parabola dell'istituzione papale fino ai giorni nostri, costellata di personalità dalle molteplici sfaccettature: dai primi successori di Pietro, considerati martiri della fede, a Pio V, inquisitore, papa, santo, ricordato per la battaglia di Lepanto del 1571; da Pio VI, costretto all'esilio da Napoleone Bonaparte, a Pio XII, di cui è stato fortemente criticato l'atteggiamento nei confronti del nazismo, a Paolo VI, discusso timoniere del Concilio Vaticano II.
Il mio spazio è il mondo. Storia delle guerra corsara dalle origini all'ultimo conflitto mondiale
di Giorgio Giorgerini
editore: Mondadori
pagine: 273
È da oltre trenta secoli che la violenza sul mare, nelle sue varie forme, ha seguito l'evoluzione delle civiltà umane, lasciando tracce indelebili nella memoria collettiva. In questo inizio di terzo millennio, l'antico fenomeno della pirateria è tornato sorprendentemente di allarmante attualità, anche per le sue sospette collusioni con organizzazioni criminali e terroristiche internazionali. "Il mio spazio è il mondo" non ha nulla a che fare con la vasta e spesso pittoresca letteratura sulla pirateria, ma si propone come una valutazione strategica di un aspetto particolare della storia marittima mondiale: la "guerra di corsa", dapprima strumento di conquista fondamentale nella creazione dei grandi imperi coloniali, e poi, dopo la nascita delle Marine militari, azione bellica - sempre al limite della legittimità utilizzata dagli Stati sovrani al fine di fiaccare l'economia, e quindi le capacità di resistenza, del nemico. Sul fascinoso scenario delle immense distese oceaniche, Giorgio Giorgerini fa rivivere le gesta di leggendari "scorridori del mare" come Francesco l'Olonese, Henry Morgan e Sir Francis Drake, le battaglie tra la neonata flotta statunitense e i corsari della Mezzaluna, e i drammatici eventi della prima e della seconda guerra mondiale, in cui la Marina germanica lanciò un'ininterrotta serie di campagne navali a largo raggio alla ricerca di mercantili e convogli alleati per scompaginare la rete dei loro traffici commerciali.
Caravaggio. Vita sacra e profana
di Andrew Graham-Dixon
editore: Mondadori
pagine: 468
La straordinaria capacità di Michelangelo Merisi da Caravaggio di esprimere il dramma dell'uomo attraverso la pittura riflette
Quelli che dissero no. 8 settembre 1943: la scelta degli italiani nei campi di prigionia inglesi e americani
di Arrigo Petacco
editore: Mondadori
pagine: 172
L'8 settembre 1943, quando dopo 1201 giorni di guerra il maresciallo Pietro Badoglio annunciò la firma dell'armistizio con gli Alleati, circa seicentomila soldati italiani si trovavano rinchiusi nei campi di prigionia che inglesi e americani avevano allestito in varie nazioni del mondo, dall'Egitto all'Algeria, dalla Palestina al Kenya, dal Sudafrica all'India, e persino alle Hawaii. "Ma tu con chi stai, con il duce o con il re?" fu il dilemma di fronte al quale si trovarono i nostri soldati, colti di sorpresa dall'annuncio della resa senza condizioni accettata dall'Italia e dalla conseguente fuga di Vittorio Emanuele III a Brindisi: dopo avere combattuto per anni contro un nemico preciso e riconosciuto, bisognava scegliere, all'improvviso, se passare o no dall'altra parte della trincea. Di questa massa enorme di giovani una cospicua minoranza scelse di non "tradire", ma gli storici, sia per la scarsità delle fonti ufficiali sia per la "delicatezza" politica dell'argomento, non se ne sono occupati che in maniera superficiale: ancora oggi, gran parte delle notizie utili a una ricostruzione di quegli anni ci giungono da pagine autobiografiche o dai resoconti memorialistici dei protagonisti. Molti dei quali, avendo risposto di no all'appello di Badoglio a rientrare in patria, anche per non subire odiose discriminazioni, preferirono il silenzio. Il libro restituisce voce e memoria ad alcuni di loro.