Morcelliana: Il Pellicano Rosso. Nuova serie
Antico Testamento, apocrifi e Nuovo Testamento. Un viaggio autobiografico
di Paolo Sacchi
editore: Morcelliana
pagine: 224
La biografia di uno studioso, così come i suoi libri di riferimento, tracciano le linee del suo filone di ricerca e, perché questo si possa dire tale, ne aprono altri. È quanto si può dire dell'avventura intellettuale contenuta in queste pagine: un racconto personale che diviene espressione di un metodo più universale di lavoro, quello che Sacchi chiama "storico-filologico". Dove la filologia è l'inizio ma anche il compimento della ricerca storica, perché non si dà pensiero sulle origini del cristianesimo che non sia un continuo attingere ai testi. Questo spiega l'allargarsi degli studi biblici di Sacchi, dalla formazione con Giorgio Pasquali al Nuovo Testamento; dall'Antico Testamento agli apocrifi, ai rotoli di Qumran, alla letteratura apocalittica, rileggendo le origini cristiane - e la stessa figura di Gesù - alla luce del giudaismo dei primi secoli e delle sottese teologie (del Patto, della Promessa). Percorsi che si intrecciano e tornano su loro stessi, proprio perché osservati con quel distacco critico che deriva dalla oggettività del testo, e sono coronati dall'edizione, a cura di Sacchi, di grandi opere, come gli Apocrifi dell'Antico Testamento e la Bibbia dei Settanta. Prefazione di Luca Mazzinghi.
Che cosa è la contemplazione
di Thomas Merton
editore: Morcelliana
pagine: 64
Pubblicando nel 1951 questo testo di Merton, don Giuseppe De Luca offriva al lettore il distillato di ciò che il monaco trappista intendeva per contemplazione: al di là della psicologia dell'io, è possibile all'uomo trascendersi, verso gli altri e le altre religioni, ovvero verso ciò per cui sta il nome di Dio, la Trascendenza. Un atto dello spirito - la contemplazione - che, più che mai oggi, ci interpella per evitare chiusure confessionali e disinnescare conflitti religiosi.
Per la storia del termine persona
di Trendelenburg Friedrich A.
editore: Morcelliana
pagine: 112
Il contributo di Trendelenburg alla revisione del sistema hegeliano passa attraverso lo studio critico della storia della filo
Il monoteismo può essere umanistico?
di Berthelot Katell
editore: Morcelliana
pagine: 288
Riflettere su parole chiave dei monoteismi (ebraico, cristiano, musulmano) e dell'umanesimo, quali dignità dell'uomo, imitatio
Scienza e realtà. Introduzione alla logica materiale
di Maritain Jacques
editore: Morcelliana
pagine: 192
La Logica Maggiore o Logica della ragione vera (Logica Major) è un frammento incompiuto del 1934 - per la prima volta tradotto
Le virtù del digitale. Per un'etica dei media
di Rivoltella P. Cesare
editore: Morcelliana
pagine: 128
Se spesso si parla di media digitali dandone una connotazione negativa, questo libro riprende la tradizione delle virtù per pr
Dopo il fumo. «Sono il n. A 5384 di Birkenau»
di Liana Millu
editore: Morcelliana
pagine: 99
"La lunga vita di Liana Millu è paragonabile, per alcuni versi, a quella di questa sua opera: solo il passare degli anni ha fatto sì che la sua straordinaria parola udita a viva voce o fissata sulla carta, ampliasse via via il numero degli ascoltatori e dei lettori chiamati a custodire quel messaggio e quindi a onorare quella persona. Ciò avviene quando il tempo della esistenza di Liana si sta facendo breve. Questa situazione in lei si riflette in una parola sempre più carica di una compassione profonda, tutelata da un senso supremo della misura; di contro, nell'ascoltatore tale condizione da un lato aumenta lo struggimento, mentre, dall'altro, rafforza in lui la convinzione di essere coinvolto in un evento nel momento stesso in cui sta udendo delle parole: ora a lui stesso è stato affidato il compito di testimoniare, imperativo a cui ormai può sottrarsi solo percorrendo l'infida via del tradimento". (Dalla Prefazione di Piero Stefani)
Sulla stupidità dell'idolatria. Meditazione su Geremia
di Luciano Monari
editore: Morcelliana
pagine: 96
"È legge fatale dell'esperienza umana il fatto che l'uomo tende ad assomigliare a ciò che ama e an-cor più a ciò che adora. Questo è il motivo per cui l'immagine che l'uomo si fa di Dio è così rilevante. Se l'uomo adora un Dio impersonale, finirà per perdere lui stesso il senso della sua trascendenza personale e della sua responsabilità; se adora un Dio solo potente, tenderà a porre la forza come valore supremo dell'esistenza; se considera il successo come bene assoluto (dio), sarà portato a privilegiare il desiderio di apparire rispetto all'importanza di "essere". Gli idoli plasmano l'uomo a loro immagine e somiglianza; l'uomo plasma se stesso, la sua vita, secondo la forma dei suoi dei. Se dunque gli idoli sono "nulla", l'uomo che corre dietro a loro tenderà a diventare lui stesso "nulla": non vivrà più come una creatura perché ha rifiutato il creatore; ma non riuscirà a vivere come Dio perché non lo è e non lo può diventare." (Luciano Monari)
Edipo a Colono. Testo greco a fronte
di Sofocle
editore: Morcelliana
pagine: 224
Nell'ultima tragedia di Sofocle si conclude la parabola di Edipo: una vita alla mercé del ribaltamento improvviso delle situazioni. Nato principe, esposto affinché non si realizzi la profezia che lo vuole assassino del padre, salvato da pastori, viene cresciuto nuovamente come principe dal re di Corinto per poi essere però allontanato dalla città dopo la rivelazione della sua origine illegittima. La soluzione dell'enigma della sfinge inaugura un periodo di apparente positività a Tebe, che in realtà cela l'orribile verità delle sue colpe. Espulso dal consesso sociale, cieco e ormai vecchio, sembra condannato a morire in questa condizione miserabile ma un ultimo definitivo ribaltamento lo vede recuperare a Colono quell'immagine di saggezza, fierezza e autorevolezza che lo aveva caratterizzato in tutte le vicende precedenti, tanto che il suo corpo verrà conteso da Tebani e Ateniesi. Tale è il destino del pharmakós, impersonato da Edipo: causa di contaminazione e allo stesso tempo mezzo di purificazione, espressione dell'ambiguità da cui trae linfa la tragedia greca per eccellenza.
Il lunedì esistenziale e la domenica della storia
di Benjamin Fondane
editore: Morcelliana
pagine: 112
Scritto nel 1944, poco prima che Fondane fosse deportato e ucciso ad Auschwitz, questo testo dà voce alla sua particolare declinazione del pensiero esistenziale. Fondane accusa molti autori che si definiscono esistenzialisti tra cui Camus, Jaspers e lo stesso Sartre - di aver abbandonato l'esistente per l'esistenza, contribuendo all'avvento della "domenica della Storia", ovvero il luogo e il tempo in cui la Storia - hegelianamente intesa come suprema razionalità - gode del proprio trionfo sugli individui ridotti a semplici mezzi. Occorre un atto di "irrassegnazione" per realizzarsi come eccezione rispetto alla Storia, sull'esempio di Kierkegaard, Dostoevskij, Nietzsche, esponenti di un nuovo tipo di filosofia capace di riattivare il reale in tutta la sua ricchezza. Capace di inaugurare un "lunedì esistenziale" in cui il singolo riesca a spingersi oltre lo scorrere della Storia, attendendo il tempo in cui potrà porsi pienamente come esistente irriducibile. Un pensiero che, se sembra collassare nella tragedia dell'Olocausto, in realtà proprio di fronte a essa emerge in tutta la sua forza profetica.
Dalla Bibbia al Nabucco
editore: Morcelliana
pagine: 160
Se, da una parte, l'Italia è la patria indiscussa del melodramma, dall'altra non si può dire caratterizzata da una vitalità biblica paragonabile a quella dei paesi nord-europei (i paesi della Riforma), proprio per la sua peculiare storia della Chiesa contraddistinta, dopo il concilio di Trento, dalla centralità dei sacramenti rispetto alla Parola. Bibbia e melodramma tuttavia si incontrano, in un processo di secolarizzazione e contaminazione, attraverso la storia sacra piuttosto che direttamente nelle Scritture, dando frutto per esempio nella tradizione ottocentesca dell'oratorio, composizione drammatica che ruota attorno a un soggetto sacro. Sul filo rosso di questi incroci si snodano i quattro contributi qui raccolti: l'eredità di figure e temi biblici (l'oppresso Israele, l'esilio, la terra promessa) risplende nella rappresentazione artistica italiana e in due opere - le sole di ispirazione biblica - sempre in repertorio, il "Mosè" di Rossini e il "Nabucco" di Verdi.