Meltemi: Le melusine
Nonostante tutto. Dialogo sull'ordine sociale e sulle libertà civili nell'Europa post-pandemica
editore: Meltemi
pagine: 90
In Nonostante tutto, Alexander Kluge e Ferdinand von Schirach si interrogano sulle implicazioni della pandemia da Covid-19 nei
Diari segreti
di Ludwig Wittgenstein
editore: Meltemi
pagine: 174
I Diari segreti di Ludwig Wittgenstein costituiscono il resoconto, la conseguenza e la testimonianza di quella rapida risoluzi
I fratricidi. Jugoslavia Bosnia 1991-1995
di Edgar Morin
editore: Meltemi
pagine: 166
"Cari amici e fratelli, Croati, Serbi, Macedoni, Montenegrini, Albanesi, non aspirate a restare solo croati, serbi, macedoni,
Che fine ha fatto lo Stato-nazione?
editore: Meltemi
pagine: 137
Da quando i confini tra gli Stati sono diventati molto più fluidi, lo Stato stesso ha cambiato fisionomia, acquisendo connotat
Evoluzione senza fondamenti. Soglie di un'età nuova
di Mauro Ceruti
editore: Meltemi
pagine: 144
In questo breve saggio, Mauro Ceruti, uno dei maggiori filosofi della complessità, narra la storia del pensiero scientifico e
Gli abusi della memoria
di Tzvetan Todorov
editore: Meltemi
pagine: 82
Dalla fine del Novecento a oggi, gli europei appaiono ossessionati dal culto della memoria
Trump o del fascismo democratico
di Alain Badiou
editore: Meltemi
pagine: 72
Come spiegare il trionfo elettorale di Donald Trump? Quali forme di soggettività sono necessarie per costruire una resistenza?
Invertire la rotta! Ecologia e decrescita contro le politiche autoritarie. Una conversazione con Franco La Cecla
editore: Meltemi
pagine: 73
Serge Latouche, economista bretone che a oggi preferisce definirsi filosofo, ci racconta la sua idea di crisi, analizzando il
Roma, Firenze, Venezia
di Georg Simmel
editore: Meltemi
pagine: 69
L'amore profondo per l'Italia e l'interesse per lo spazio sociale urbano in quanto luogo privilegiato di forme estetiche condu
La pelle e la traccia. Le ferite del sé
di David Le Breton
editore: Meltemi
pagine: 167
Incisioni, scorticature, scarificazioni, bruciature, escoriazioni, lacerazioni: la trama di questo libro è costituita dalle lesioni corporali che gli individui si autoinfliggono deliberatamente, nel contesto delle nostre società contemporanee. Uomini o donne - ma soprattutto donne - perfettamente inseriti nella rete creata dal legame sociale vi fanno ricorso come a una forma di regolazione delle proprie tensioni. La pelle diventa la superficie d'iscrizione del loro malessere. Si cambia il proprio corpo perché non si può cambiare l'ambiente circostante. Le ferite corporali non sono un indice di follia -proprio come i tentativi di suicidio, le fughe, i disturbi dell'alimentazione o altre forme di comportamento a rischio comuni fra le giovani generazioni - ma una particolare forma di lotta contro il male di vivere che segnala l'inadeguatezza della parola e del pensiero. L'alterazione del corpo è una ridefinizione di sé in una situazione dolorosa, un andare al di là del socialmente consentito per sentire qualcosa di forte - come se la vita normale non bastasse più. All'analisi di questa auto-chirurgia particolarmente diffusa tra gli adolescenti, David Le Breton aggiunge una riflessione sulle ferite corporali intenzionali in situazione carceraria - marchi indelebili che esprimono la resistenza all'umiliazione e alla reclusione - nonché sugli artisti di "body art" che, attraverso performances sanguinolente e dolorose, provano a scuotere lo specchio sociale.
dolore
di David Le Breton
editore: Meltemi
pagine: 238
Il dolore è un'esperienza forzata e violenta dei limiti della condizione umana. È una figura aliena e divorante che non lascia requie con la sua incessante tortura. Paralizza l'attività del pensiero e l'esercizio detta vita. Pesa sul gioco del desiderio, sul legame sociale. Altera il senso della durata e colonizza i fatti più importanti della giornata, trasformando la persona in uno spettatore distaccato che fa fatica a interessarsi all'essenziale. Il dolore isola, costringe l'individuo a una relazione privilegiata con la propria pena. Al tempo stesso, è una minaccia temibile per il senso d'identità: lacera la coscienza e schiaccia l'uomo su un senso dell'immediato privo di prospettiva, dandogli l'impressione che il suo corpo sia altro da sé. Incomunicabile, il dolore suscita il grido, il lamento, il pianto o il silenzio, tutti fallimenti della parola e del pensiero. Ma il dolore può anche essere mezzo di espiazione o manifestazione di fede - come nella tradizione religiosa cristiana - o strumento di affermazione identitaria o sociale, ad esempio quando inscrive nella carne la memoria di una filiazione e di una fedeltà alla comunità, come accade agli iniziati di una società tradizionale. Ci sono poi usi del dolore che si alimentano della disparità delle forze tra gli individui: la correzione, la punizione personale, la tortura, il supplizio. L'arte di far soffrire l'altro per umiliarlo o annichilirlo è inesauribile. Il dolore inflitto ne è lo strumento privilegiato, archetipo stesso del potere sull'altro. Sebbene in queste pagine la pratica medica sia spesso chiamata in causa, lo sguardo dell'autore è diretto piuttosto sull'uomo sofferente. Il proposito di Le Breton è di approcciare il dolore su un piano antropologico, di chiedersi come influisca sulla condotta dell'uomo e sui suoi valori, sulla trama sociale e culturale in cui è immerso. Tutto ciò, però, senza dimenticare che se l'uomo è una conseguenza delle sue condizioni sociali e culturali, è anche il creatore instancabile dei significati con cui vive.