"Lacrimae rerum" è un'espressione di Virgilio che allude al pianto per ogni cosa transeunte, giacché tutto quanto attiene alla mortalità ferisce l'animo umano. Ed è giusto la consapevolezza della nostra finitudine, dell'esser noi sempre esposti alla perdita - specie quella definitiva della vita biologica - a costituire per molti un motivo di forte disagio esistenziale o smarrimento. Tuttavia gli antichi filosofi greci consideravano somma arte del vivere giusto quella del saper morire; una sapienza cruciale che trova il suo fondamento nell'accoglienza delle cose più drammatiche e dolorose: non per esorcizzarle a buon mercato, ma per saperle accettare e superare. I Vangeli ci dicono che l'essere umano deve rinascere spiritualmente morendo a se stesso, nell'auspicio di poter divenire ex-sistente, cioè di situarsi - tramite un giusto distacco - fuori dal mondo pur rimanendo in esso. Occorre dunque evadere dalla prigione egocentrica per aprirsi agli altri tramite un amore (agape) che non è possessività né altruismo ma forza espansiva/oblativa che si effonde senza limiti.
Lacrimae rerum. La cognizione del dolore
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titolo | Lacrimae rerum. La cognizione del dolore |
Autore | Francesco Roat |
Argomento | Storia, Religione e Filosofia Filosofia |
Collana | Amore e Psiche, 65 |
Editore | Moretti & vitali |
Formato |
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Pagine | 160 |
Pubblicazione | 2023 |
ISBN | 9788871869087 |